Emilio Vedova. Tondi e oltre - Galleria dello Scudo, via Scudo di Francia,
2 - Verona
(Foto:
Tondo - VI, 1987,
pittura acrilica e pittura alla nitro su plexiglas,
diametro 43,7 cm)
Mostra in corso dal dal 5 marzo al 30 giugno 2022
Alla Galleria dello Scudo apre una mostra dedicata a Emilio Vedova, imperniata su una selezione di circa trenta opere inedite eseguite tra il 1985 e il 1987, quando cifra distintiva della sua pittura diviene quella “forma-cerchio” da lui stesso definita “una possibile dimensione di ‘altro’ sentirsi".
Comunicato stampa della mostra Emilio Vedova. Tondi e oltre
Dal prossimo 5 marzo a Verona, alla Galleria dello Scudo, è in programma
una mostra dedicata a Emilio Vedova, imperniata su una selezione di circa
trenta opere inedite eseguite tra il 1985 e il 1987, quando cifra distintiva
della sua pittura diviene quella “forma-cerchio” da lui stesso definita “una
possibile dimensione di ‘altro’ sentirsi".
Ecco allora i Tondi e gli Oltre, accomunati dalla ricorrente presenza
dell’elemento circolare; nel primo caso è il formato del supporto, nel secondo
è il perimetro della pittura inscritta in una tela quadrata. L’allestimento ora
proposto documenta le diverse soluzioni adottate, varie per impiego di
materiali, tecniche e dimensioni. Sia nella grande misura – quasi tre metri di
diametro – che in quella più contenuta dei piccoli lavori del 1987, la
gestualità si apre in una sconfinata varietà di interventi, in cui solchi,
incisioni, sovrapposizioni, schizzi e grumi di materia si combinano in un
repertorio infinito di forte tensione pittorica. Vedova tratteggia, colora,
incolla senza darsi un ordine, anzi sfidando e rinunciando alla supremazia
del centro. Se nei Tondi egli è baricentro mobile all’interno dell’opera, negli
Oltre delimita il perimetro del tondo sulla superficie quadrata, accentuando
così l’ambigua conflittualità tra “circolo/quadrato, quadrato/circolo”.
Nella tradizione artistica il cerchio è perfezione e armonia cosmica, è simbolo e principio di un ordine superiore e sacro.
Per l’artista maturo diventa motivo e limite di una sperimentazione, in altri termini foggia nella quale formulare una nuova
prova. “Quando io ho preso per la gola il cerchio l’ho fatto quasi per una specie di sfida contro questa figura sacrale
‘Sancta sanctorum’. Il tondo di Michelangelo, il tondo di Raffaello!… vedere se questa forma poteva essere prostrata,
coinvolta a questa nostra lacerazione, se ancora si poteva in qualche modo fare qualche cosa dentro – proprio perché io
affrontavo adesso la figura forse più proibitiva a me. Perché il tondo è il tondo sempre dell’ideologia. E il tondo della
cristianità. È il tondo dell’umanesimo. E il tondo del mandala”.
Dopo i grandi quadri dei primi anni ’80 l’artista intraprende, dunque, un nuovo percorso creativo. “Lentamente matura
in Emilio Vedova l’idea di confrontarsi con un’altra forma geometrica che lo sta intrigando con insistenza: il tondo. La
sua non è una scelta formale o dovuta a una qualche opportunità di lavoro, ma l’inizio di una profonda riflessione che
sovverte le gerarchie compositive della sua opera insieme ai suoi orientamenti teorici e poetici. Vedova ha piena
coscienza dell’inviolabile perfezione del tondo, che nessuna dissacrazione pittorica sarebbe in grado di compromettere
in quanto nessuno sforzo potrebbe annullare quel bordo”. Così Fabrizio Gazzarri, Direttore dell’Archivio e Collezione
della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova nonché curatore della mostra, puntualizza nel testo in catalogo.
“Non ci sono parole per esprimere cosa fosse lo studio con Vedova al lavoro in quei momenti. Io lo vedevo spesso, di
fronte a un suo Tondo appena concluso, piegarsi lateralmente, alzarsi in punta di piedi, girare e inclinare la testa sempre
più, quasi a volerci entrare dentro ruotando su se stesso”. Sin dal 1982, con l’omaggio a Tintoretto Arbitrio - 3 (su
Jacopo), prosegue Gazzarri, “l’artista mette in discussione l’ortogonalità del dipinto rispetto alla orizzontalità della sua
base. In quell’occasione, poco prima di iniziare il lavoro, appende a ‘rombo’ sulla parete la tela quadrata ancora bianca,
dipingendola poi in quella posizione. La necessità di spostare la superficie della tela dalla fissità della base orizzontale
rivela l’inizio di una imminente separazione da quella sorta di ancoraggio a terra che ha rappresentato le fondamenta
della sua opera fino a quel momento”.
Appare evidente, dunque, come la forma circolare derivi dalla volontà di allontanarsi dal normale punto di vista per
sperimentare nuove modalità nella definizione dello spazio pittorico. Illuminanti al riguardo sono alcune sue
considerazioni durante un’intervista pubblicata su “Domus” nel 1991, riferibili alle opere ora esposte: “qui c'è la presa a
prestito della forma più proibitiva… il cerchio, il punto che chiude tutto, la centralità della centralità… per farne un
territorio non centrato, un territorio di transito… Ancora ci sono situazioni che si accavallano, in questi segni dell'’85,
segni tra la rabbia e il coltello, e territori magmatici. Ma questa articolazione c'è sempre stata, dentro di me, a parte il
momento geometrico…”.
In mostra figurano anche alcuni lavori su carta del 1985, eseguiti nel periodo in cui Vedova preparava la sua
partecipazione alla rassegna Italia aperta alla Fundación Caja de Pensiones a Madrid, che segna l’esordio pubblico dei
primi Dischi, e in particolare del ciclo Non a caso ’85.
L’esposizione, organizzata in collaborazione con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, è documentata da un
catalogo edito da Galleria dello Scudo, con la presentazione di Alfredo Bianchini, Presidente della Fondazione stessa e,
a seguire, con un testo del curatore Fabrizio Gazzarri. La pubblicazione illustra tutte le opere esposte, fotografate per
l’occasione da Agostino Osio, con un’appendice in cui viene ricostruita la storia espositiva dei Tondi e degli Oltre a partire
dal 1985.
Informazioni utili per la visita
Orari: da lunedi a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30.
Biglietti: ingresso gratuito.
Telefono:
+39.045.590144
Sito web: Galleria
dello Scudo |